Escape the Dark Sector, un gioco da tavolo sci-fi contro mostri, alieni e mercanti

Scatola di Escape The Dark Sector
La scatola del gioco

Ti risvegli in una stazione spaziale sconosciuta con i tuoi compagni di viaggio: la tua nave è stata sequestrata, voi incarcerati da chissà quale entità che trama nell’oscurità. L’obbiettivo? Fuggire al più presto possibile restando in vita!

I personaggi di Escape the Dark Sector

Escape the Dark Sector (che si può tradurre Fuggi dal Settore Oscuro) è un gioco da 1 a 4 giocatori della Themeborne Ltd. dove bisogna collaborare per riuscire a raggiungere la libertà. Se si è da soli, si può interpretare due personaggi in una partita, altrimenti ognuno interpreta un membro della Galactic Alliance, con diverse statistiche tra might (forza), cunning (astuzia) e wisdom (saggezza); tirando il proprio dado, si cerca di sconfiggere alieni, assassini spaziali e torrette di sicurezza!

Profilo del proprio personaggio: la foto, l’inventario con armi e medicine, l’impianto cibernetico che dà un potere bonus e il medical record.

Bisogna fare attenzione a non prendere danni, altrimenti si deve aggiornare al più presto il medical record con la matita, partendo da una vita di 12 punti… E se si arriva a 0 è game over.

Uno dei mostri che possono attaccare dal un momento all’altro. I dadi rappresentano la vita del mostro e per poterlo sconfiggere, bisogna tirare un segno uguale con il proprio dado…

La storia si sposta da un introduzione, per poi proseguire con un primo capitolo, un secondo, un terzo ed un boss finale da sconfiggere proprio come in un libro di fantascienza. In tutto, una partita può durare dai 45 minuti ad un’ora e mezza se sia ha paura di lanciare i dadi e perdere contro dei mercenari assetati di sangue!

Il combattimento si divide tra close combat (ravvicinato) e ranged combat (a distanza) con svariate armi da poter usare: fortunatamente le istruzioni sono molto chiare, tanto che perfino io sono riuscita a capire come giocare correttamente.

Strano, eh?

Non tutte le carte dei capitoli hanno riscontri negativi: si possono incontrare alieni benevoli che ti regalano strumenti utili come armi o kit medici oppure mercanti ambiziosi che sono disposti a scambiare la propria merce per la tua. Tanto per dire, io ho avuto un incontro ravvicinato con un individuo che mi ha curata dopo aver fatto un tiro positivo con il dado… A Fidanzato è andata peggio, beccandosi un brutto trip mentale.


I concept art del gioco creano un’atmosfera avventurosa e adrenalinica, trasportandoti su questa nave spaziale ai confini dell’universo in un futuro prossimo; anche i testi che precedono i combattimenti hanno un ritmo incalzante che lascia senza fiato.

Il gioco si può trovare facilmente su Amazon ed è in lingua inglese. Se la fantascienza non è il vostro genere, della stessa serie esiste anche Escape the Dark Castle dove ci si trova nei sotterranei di un castello misterioso.

Esiste un video trailer del gioco su YouTube e credo renda l’idea di cosa si possa incontrare in una partita! Trovate il video qui.

Stories Untold, un videogioco dall’atmosfera anni ’80

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Quattro storie. Un incubo.

Se siete fan di Stranger Things, forse questa locandina vi sembrerà familiare: è stata realizzata dallo stesso illustratore inglese Kyle Lambert, noto per i suoi poster illustrati.

Stories Untold però non è una serie TV ma un videogioco rompicapo in quattro episodi, ognuno con una trama e meccanica di gioco diversa, ambientato nel 1986 in Inghilterra.

Ci ho giocato per voi, e devo dire che ne è valsa veramente la pena: possibile che un gioco senza mostri apparenti possa spaventare?

Niente è ciò che sembra.

Episodio Uno – The House Abandon

Sei tornato nella vecchia casa della tua infanzia, dove trovi un vecchio schermo di una TV per giocare al gioco The House Abandon sulla console fittizia Futuro 128k +2. Seguendo la storia del personaggio, si cerca di capire cosa sia accaduto alla vecchia casa, tra rumori inquietanti e suoni da far accapponare la pelle.

Episodio Due – The Lab Conduct

Interpreti un certo Mr. Aition, chiuso in una stanza di un laboratorio; sotto le indicazioni del Dottor Daniel Alexander, devi eseguire delle semplici azioni per completare una serie di esperimenti su quello che sembra essere un cuore di una creatura aliena, chiamato artefatto 23.

Episodio Tre – The Station Process

Questa volta interpreti James, personaggio bloccato in una stanza di monitoraggio nel profondo della Groenlandia; seduto alla scrivania, dovrai ascoltare i tuoi colleghi, anche loro bloccati in altre stazioni, parlare di qualcosa che pare stia devastando il campo. Tra una frequenza e l’altra, dovrai spostare le stazioni radio per andare avanti nella narrazione e cercare salvarti.

Episodio Quattro – The Last Session

Finalmente tutte le domande che ci siamo posti avranno una risposta: nell’ultima parte del gioco, interpreti James Aition durante una delle tante sessioni di psicoterapia con il Dottor Daniel Alexander (proprio lo scienziato dall’episodio 2). James si sta riprendendo dopo il brutto incidente stradale che ha avuto due settimane prima, dove sua sorella e un altra persona hanno perso la vita.

Muovendosi nello spazio dell’ospedale, si scoprirà la verità: le storie a cui abbiamo giocato prima solo solo una distorsione della realtà di James, basate sulla sua seria TV preferita, Stories Untold, in un modo quasi disperato per cercare di reprimere il senso di colpa ed i ricordi dell’incidente.

Il gioco è disponibile su Steam e su Epic Store, ma sul tubo esistono molti gameplay che vi possono dare un’idea di come sia inquietante questo piccolo gioiellino.

Non nego che più volte ho fatto salti dalla sedia, ma in mia difesa stavo giocando con le cuffie e non mi aspettavo certi suoni dal nulla.

Avrei dovuto.

Screenshot del primo episodio, da Steam.

Ogni episodio termina bruscamente, proprio quando sta per arrivare il copo di scena, lasciando lo spazio al buio; e te ne stai lì, davanti allo schermo del PC, confuso più che mai ma con la voglia di conoscere la verità.

Vi lascio con il trailer e la sigla.

Area 51: quattro gatti, un meme ed una gran festa

Era partito come uno dei raduni più grandi in assoluto; persone che avevano aderito quasi tutte per scherzo all’evento organizzato su Facebook per assaltare la famosa base segreta, l’Area 51, e trovare gli alieni.

Come è andata a finire?

Le autorità del posto erano state avvisate che ci sarebbe stato un po’ di caos, ma alla fine si sono presentate solo un centinaio di persone, arrivando dalle 3 del mattino del 20 settembre.

Lo sceriffo del posto ha dichiarato alla CNN che alla fin fine, la folla è stata buona, si sono divertiti senza causare danni.

“Avvicinatevi, guardate quello che potete, ma non attraversate,” è stato detto alle persone presenti davanti alla recinzione; se ci avessero provato, le conseguenze sarebbero state molto serie, il che ha fatto venire dei ripensamenti ai presenti.

Nessuno aveva voglia di finire in prigione, eh.

Un ragazzo è diventato un meme di internet, correndo come Naruto (uno dei requisiti che erano elencati nell’evento di Facebook) proprio dietro un reporter: è esilarante.

Ci sono state foto, musica e tanta birra in mezzo ai camper dei visitatori: una sorta di Woodstock aliena sotto il sole di settembre, chi truccato come un alieno, chi vestito con magliette sgargianti e mantelli stellari.

E pensare che era tutto nato come uno scherzo su Facebook.

Assaltiamo l’Area 51, l’evento organizzato su Facebook

Area51
L’evento goliardico su Facebook

Su Facebook è stato organizzato l’evento Storm Area 51, They Can’t Stop All Of Us (Invadiamo l’Area 51, Non Possono Fermarci Tutti): fino ad adesso, sono 435000 le persone interessate. Il piano scherzoso consisterebbe nell’incontrarsi il giorno 20 settembre e coordinarsi per assaltare la zona e vedere gli alieni, come da descrizione. Se correremo come Naruto (personaggio di un Manga che corre con le braccia all’indietro ndT), possiamo muoverci più veloci delle loro pallottole.

Solo questo, non ci sono altri dettagli.

Il web mica poteva restare a guardare: non mancano piani d’attacco disegnati su paint o photoshop.

Complotti

La base militare situata nel Nevada è nota in tutto il mondo per la sua massima segretezza: è al centro di teorie ufologiche secondo le quali, i corpi di alieni precipitati  con i loro dischi volanti sulla Terra siano stati trasportati proprio nell’Area 51 per essere studiati.

La fama dell’Area 51 è legata con quella dell’Incidente di Roswell del 2 luglio 1947, quando si dice che precipitò un disco volante nel New Mexico. Le indagini seguenti scartarono la teoria dell’UFO: pare che i detriti raccolti fossero in realtà di un pallone sonda per un progetto top secret del governo degli Stati Uniti.

Niente alieni, niente creaturine verdi insomma.

Ovviamente, c’è chi crede fermamente alla teoria degli UFO affermando che il governo americano abbia messo tutto a tacere per non sconvolgere l’opinione pubblica, nascondendoci forme di vita aliene nella base militare.

Con molta probabilità, gli alieni non si troveranno nell’Area 51, ma una cosa è sicura: la segretezza intorno alla base ha solo contribuito a far crescere questo mito in modo spropositato.

Guarda l’Area 51 su Google Maps: 37°13’07.3″N 115°47’56.6″W


Ah, con questo articolo non voglio incoraggiare nessuno ad andare sul posto dell’Area 51: credo che l’esercito americano non abbia un grande senso dell’umorismo!

COMING SOON – Incubi Terrestri

I nostri peggiori incubi sono quelli che si nascondono nella nostra mente: ci guardano e ci studiano, ci manipolano e poi ci determinano. Non ti fanno dormire la notte, così tu ti rigiri nel letto, sperando di prendere sonno; durante il giorno se ne stanno in agguato e li senti, sono lì da qualche parte tra innocui pensieri. Li chiamano alieni, fantasmi, strane presenze o folle in preda al panico. Sono reali, sono solo finzione, è tutta paranoia? Questo ed altro molto presto, su  Incubi Terrestri.

Film – Star Wars Episodi I, II, III

Eccoci alla trilogia uscita al cinema nei primi anni 2000, partorita dal genio di George Lucas e che ha visto come personaggi principali il giovane Anakin Skywalker e il suo maestro Obi-Wan Kenobi. La storia segue il percorso che ha portato il giovane Anakin da apprendista Jedi a Signore Oscuro conosciuto con il nome di Darth Vader/Fener, così come ci mostra il passaggio dalla Repubblica all’Impero governato dal malvagio Palpatine.

Sono dei capolavori? Sono delle pallide imitazioni della prima trilogia? Sono solo dei film? Scopriamolo, va, ve li racconto alla meno peggio. Mi scuso in anticipo per eventuali errori/incongruenze/offese.

Episodio I – Jar Jar No

Locandina artistica del film, Matt Busch

Il primo episodio, La Minaccia Fantasma, ci introduce ad un giovanissimo Obi-Wan Kenobi che accompagna il suo maestro Jedi Qui-Gonn Jinn in una missione diplomatica per cercare di risolvere “amichevolmente” (ma quando mai, queste sono guerre stellari) una disputa fra la Repubblica Galattica e la Federazione dei Mercati, sotto il controllo del Signore Oscuro Sith, Darth Sidious. I due Jedi vengono attaccati e nella fuga, incontrano un simpaticissimo, divertentissimo alieno, un Gungan, di nome Jar Jar Binks che si unirà alla coppia per la nostra felicità. Insieme, aiutano la regina di Naboo, Padmé Amidala, a lasciare Naboo per denunciare al Senato cosa sta accadendo = ovvero i cattivi stanno facendo quello che gli pare e nessuno fa nulla.

Come sempre.

Ahimé, per un guasto alla loro navicella, atterrano su Tatooine, un pianeta perfetto per i campionati di castelli di sabbia. Dritto? Sabbia. A destra? Sabbia. A sinistra? Sabbia. Solo, solamente, sabbia. Qui, incontrano un bimbetto di nove anni di nome Anakin Skywalker (vi ricorda qualcuno? Beh, il bambino in questione è già suscettibile alla Forza e pare sia potente, doh!) che lavora come schiavo. Fa una lunga gara con il suo pod (in italiano tradotto in sguscio), tre giri di percorso sabbioso, lungo e tedioso, per riscattare la sua libertà e partire con il gruppetto.

GRAZIE.

Ah ma perché, dove stanno andando? Ma dal Senato Galattico! Peccato che Padmé non venga ascoltata (e quando mai, nel Senato ci sta il senatore Palpatine che guarda caso assomiglia un po’ troppo a Sidious…), quindi ha la bella idea di andare a chiedere aiuto al popolo di Jar Jar, i Gungan, che si alleano con Naboo contro i Mercanti e il loro esercito di droidi Roger Roger.

Nel frattempo, i cattivi non se ne stanno con le mani in mano: i nostri eroi perdono Qui-Gon per mano di Darth Maul personaggio che a mio parere avrebbe meritato più screen time – che comunque poi viene ucciso a sua volta da Obi-Wan in lacrime per la morte del suo maestro.

Obi-Wan promette ad un morente Qui-Jon di addestrare il giovane Anakin per farlo diventare Jedi.

Bella idea. Bravo!

I droidi sono sconfitti, Padmé è soddisfatta ed il senatore Palpatine si fa nominare Cancelliere Supremo della Repubblica – ovviamente nessuno sospetta niente, tranquilli, va tutto bene – ed inizia anche a tenere sotto controllo il giovane Anakin…

Capito qualcosa? Sì, no, forse? Comunque sia, non è finita qui, siamo solo all’inizio.

Episodio II – L’Attacco delle Riunioni

Locandina artistica del film, Matt Busch

Nel secondo episodio, L’Attacco dei Cloni, entriamo subito nel vivo dell’azione, seguendo le vicende di Obi-Wan Kenobi ed il suo giovane apprendista Anakin Skywalker dieci anni dopo il primo episodio.

Cosa succede questa volta alla povera Repubblica? Beh, Darth Sidious (sempre Palpatine, non va da nessuna parte) ed il Jedi rinnegato conte dracula Dooku formano assieme la Confederazione dei Sistemi Indipendenti, ovvero un’alleanza di pianeti che vuole l’Indipendenza dalla Repubblica (vogliono fare come gli Stati Uniti d’America, su). La povera Padmé Amidala riceve minacce di morte a catinelle, così Anakin le fa da guardia personale, mentre Obi-Wan va a caccia del responsabile.

Se non fosse stato chiaro nel primo film con gli approcci infantili, adesso Anakin è innamorato perso di Padmé… Peccato che Anakin non possa avere relazioni amorose poiché apprendista Jedi. Comunque sia, ad Anakin non è che interessi più di tanto, a 19 anni non può tenere a bada gli ormoni.

Aaaah, l’amore!

Obi-Wan trova il sicario delle minacce verso Padmé su Kamino, pianeta dove si sta creando un esercito segreto di cloni (Boba Fett!): Obi-Wan è sconvolto, viene catturato da Dooku assieme ad Anakin e Padmé che però sono mica i primi che passano! In una lotta stile Gladiatore contro mostri schifosi e CGIosi, vengono salvati dagli Jedi (Windu, Yoda, per nominarne alcuni).  Dooku fugge, ma prima ferisce Obi-Wan ed Anakin nell’orgoglio.

Palpatine decreta che questo esercito di cloni venga usato per la Repubblica così da combattere quelli della Confederazione. Inizia così la Guerra dei Cloni, mentre i due piccioncini Anakin e Padmé si sposano in segreto su Naboo.

Sarebbe anche l’ora di un bel viaggio di nozze, ma niente, mai una gioia.

Episodio III – Joda Out

Locandina artistica del film, Matt Busch

Sono passati 3 anni (eh, solo?) dall’inizio della Guerra dei Cloni, quando l’ultimo episodio della trilogia sequel inzia: La Vendetta dei Sith.

Anakin ed Obi-Wan vanno in aiuto di Palpatine che è stato catturato da Dooku e dal comandante dei droidi, Generale Grievous: un robot con la gobba ed il fiatone perenne, occhi gialli ed inquietanti. Nella lotta, Obi-Wan va K.O. mentre Anakin si trova ad avere la meglio su Dooku: Palpatine lo spinge ad uccidere il conte, nonostante i Jedi non uccidano mai a sangue freddo. Palpatine lo giustifica, dopotutto Dooku sarebbe troppo pericoloso per essere lasciato in vita… E così, zac, via la testa al conte! Facile con le spade laser.

Buona discesa verso il male, Anakin!

Dopo questo evento, Palpatine, che vuole tenersi Anakin stretto, lo nomina come suo rappresentante al Consiglio dei Jedi: gli Jedi però non hanno chissà che fiducia in Anakin perché troppo giovane ed impulsivo, così non gli danno il tanto desiderato titolo di Maestro.

Anakin diventa sempre più frustrato, perché come se non bastasse, sta avendo  dei sogni premonitori in cui vede Padmé morire di parto (sì, è incinta).

La guerra contro i droidi nel frattempo va avanti: Yoda sul pianeta dei Wookie (ciao, Chewbacca) ed Obi-Wan su Utapau contro il Generale Grievous (hello, there), eliminandolo dopo rincorse e cadute da restarci secco… Ma lui ha la Forza, lui può.

Palpatine confida il suo grande segreto ad Anakin: in realtà, lui è proprio il Signore Oscuro dei Sith, convincendolo a passare al Lato Oscuro della Forza per poter salvare la vita di sua moglie. Come to the datk side! We have cookies! Anakin cede e tradisce i Jedi, uccidendo Windu ed anche i piccoli bimbi apprendisti. Darth Vader è nato.  Nel frattempo, Palpatine scioglie il Senato e si proclama Imperatore dell’Impero Galattico.

(In tutto questo, Padmé la vediamo di tanto in tanto affacciata alla finestra con la faccia contrita o a sorridere o a starsene lì ferma tanto per fare scena. Povera Padmé.) 

Joda e Palpatine hanno uno scontro nel Senato (si lanciano gli scranni addosso, ma la Forza ti permette questo ed altro) in cui Joda fugge, per poi decidere di andare in esilio volontario.

Obi-Wan affronta il suo ex allievo Anakin sul pianeta Mustafar, saltando da una parte all’altra su un fiume di lava incandescente. Assistiamo ad una lotta infinita di spade che si incontrano a mezz’aria, finché alla fine Anakin ha la peggio: viene mutilato alle gambe e ad un braccio (e viene anche rosolato). Palpatine/Sidious lo salva e gli fa costruire un’armatura intorno al corpo, dotandolo nuovamente di gambe e braccia.

Nel frattempo, la povera Padmé muore dando alla luce due gemelli, Luke e Leia (Leila in Italiano), che vengono separati e nascosti su due pianeti diversi: Luke su Tatooine con gli zii (il pianeta di sabbia), mentre Leia viene portata si Alderaan. Vader apprende della morte della moglie, senza sapere della nascita dei figli…

Tiriamo le somme

Che dire, la trilogia sequel è interessante perché mostra la storia di uno dei cattivi più famosi ed importanti nella storia del cinema: Anakin Skywalker è un eroe tragico, degno di un’opera Shakesperiana. Inoltre, da segnalare in positivo c’è l’interpretazione di Ewan McGregor che porta in vita un giovane Obi-Wan Kenobi molto convincente e spiritoso.

Sicuramente, mostrare le continue trattative o le corse (parlo della corsa dei pod dell’episodio I) dopo un po’ possono risultare ripetitive e noiose, soprattutto se si decide di guardare il film ad un orario tardo: lo ammetto, durante il primo episodio la testa ha ciondolato così tanto che ho dovuto continuare il giorno dopo.

La creature CGI possono risultare molto finte ad un occhio abituato agli effetti speciali degli ultimi anni, ma i combattimenti con le spade laser sono avvincenti ed intrattengono a dovere: ho apprezzato molto quello di Darth Maul nel primo episodio, per esempio.

Doppia spada laser non è da tutti!

E se non l’avessi detto abbastanza chiaro, Jar Jar Binks non è un personaggio divertente: il suo modo goffo di agire lo rende una macchietta fastidiosa che se pure fa qualcosa di utile, lo fa solo per sbaglio e risulta solamente stupido. Il pubblico deve provare dell’empatia per i personaggi, in modo da potersi gustare la storia a dovere: alla fine deve esserci una giusta catarsi estetica, c’è bisogno dell’appagamento. Se un personaggio ha troppa fortuna e non fa una cosa buona dettata dall’intelligenza, a lungo andare lo spettatore si sente preso in giro.

Comunque sia, si tratta di tre film fondamentali per gustarsi appieno gli Star Wars originali: non posso che consigliarveli!

Indifferenti

 

indifferenti
Quando non ci fu più nulla da distruggere, gli Yoxindiani offrirono ai poveri superstiti una nuova casa…

Si era svegliata presto quella mattina, per essere sicura di aver preparato tutto l’occorrente per la partenza: la valigia nera piena di graffi, la borsa a tracolla con la fascia mezza mangiucchiata dal vecchio cane Miko, il giaccone con le mille tasche per avere tutto a portata di mano. Il passaporto era in regola, aveva controllato la data di scadenza almeno una dozzina di volte; sul tesserino sanitario, c’erano scritte in ordine cronologico tutte le vaccinazioni obbligatorie per poter vivere sul pianeta Yox; la foto che la rappresentava su entrambi i documenti era recente e le era costata più di cinquanta crediti farla, ma sapeva che ne sarebbe valsa la pena.

Adesso che se ne stava in fila in una coda di centinaia e centinaia di persone disperate come lei, l’ansia stava cominciando a salire alle stelle; si mangiucchiava il labbro inferiore di continuo, giocando distrattamente con un lembo di una manica del giaccone. In lontananza, dietro il posto di blocco, l’aspettava una nave spaziale immensa, grande tanto quanto un grattacielo: l’Excelsior, una delle più grandi mai costruite nella storia dei viaggi interstellari. Ovviamente, era stata progettata insieme agli Yoxindiani, gli abitanti del pianeta Yox: ne era passato di tempo dal primo contatto alieno! Gli Yoxindiani erano sembrati degli alieni pacifici, nonostante il loro aspetto minaccioso: alti due metri, ricordavano degli scarafaggi, con quelle loro lunghe antenne e zampette munite di artigli. Dotati di due paia di occhi neri e lucidi e di una mandibola, erano tutto fuorché rassicuranti. Guardò verso il posto di blocco, dove gli Yoxindiani avevano adibito degli sportelli per scansionare gli umani da capo a piedi: uno di loro leggeva i documenti, l’altro si limitava a schioccare le mandibole ritmicamente.

Rabbrividì, sapendo che in quel momento lo Yoxindiano stava parlando con l’uomo davanti a lui: comunicavano telepaticamente, traducendo la loro lingua in quella dell’interlocutore di turno. Non per questo, le lingue non le studiava più nessuno sulla Terra. Le venne da ridere a quel pensiero, come se qualcuno studiasse ancora qui! C’era stata l’Ultima Grande Guerra che aveva messo in ginocchio l’economia mondiale, mandando in fumo i sogni di milioni di giovani come lei: bisognava stare attenti ad uscire di casa per non essere colpito dai proiettili o dai gas tossici. Internet era stato censurato, piccoli uomini erano stati innalzati a dei in terra, acclamati fino al giorno in cui vennero sconfitti anche loro. Politici, pensò, fatti di carne e sangue come tutti. Gli alieni rimasero in disparte a guardare come i diversi paesi giocarono a farsi a pezzi a vicenda; poi, quando non ci fu più nulla da distruggere, gli Yoxindiani offrirono ai poveri superstiti una nuova casa.

Yox.

Si grattò il naso per un attimo, tornando a giocare con il lembo del giaccone. Faceva freddo, tanto che delle piccole nuvolette di condensa si alzavano dalla lunga fila, con le persone strette strette fra loro; le ricordarono le colonie dei pinguini che tanto tempo prima abitavano il Polo Sud.

“No, vi posso spiegare,” un uomo allo sportello sbatté entrambi pugni sul bancone, cercando di contenere la rabbia che gli faceva tremare la voce; accanto a lui, c’era una bambina che avrà avuto quattro o cinque anni ed osservava l’alieno con la testina reclinata all’indietro. “Non ho avuto il tempo di rifare i documenti,” continuò l’uomo, “costano moltissimo le foto, vi giuro che sono io quello lì e questa è mia figlia, c’è scritto! Potete leggerlo nella mia mente!”

L’alieno addetto ai documenti si guardò con il suo vicino, poi prese il pezzo di carta e lo gettò in un inceneritore lì accanto.

Fece un segno di no con la testa.

L’uomo non si mosse, sbattendo i pugni con più forza sul bancone. “Non potete! Vi prego! Devo passare!”

“Papà?” La bambina tirò il padre per la tasca dei pantaloni, spaventata. L’alieno adesso si stava avvicinando, rizzando le antenne e gli artigli.

A quel punto, l’uomo prese la figlia in braccio, allontanandosi con un’espressione sconvolta in viso; guardò prima gli alieni, poi l’Excelsior, poi sua figlia.

“Ti vuoi sbrigare?!” Sbottò la donna che lo seguiva, “c’è una fila di gente qui!”

Senza poter dire altro, l’uomo si dileguò, degnando nessuno di uno sguardo.

La donna che aveva appena parlato commentò stizzita con un finalmente era ora, prima di avvicinarsi con il marito e valigie al seguito. Adesso che si era avvicinata allo sportello riusciva a vederla meglio: indossava degli abiti succinti ma di buona fattura, roba che non trovavi tutti i giorni ormai. Non ci mise troppo a passare il controllo, ovviamente. Lei sbuffò, alzando gli occhi al cielo: quella donna era una dei pochi ricchi rimasti, i suoi documenti erano sicuramente perfetti.

Le ci vollero altri venti minuti prima di giungere allo sportello: una coppia di donne venne portata via di peso perché non avevano dichiarato i tre pacchetti di sigarette trovati nelle loro tasche dei jeans; un altro uomo tentò di correre verso l’Excelsior, prima di stramazzare a terra, colpito da una guardia Yoxindiana; una famiglia dovette partire lasciandosi dietro zii e cugini. C’era così tanto dolore in quel luogo che doveva rappresentare la speranza e la rinascita, eppure questo non scoraggiava le persone a tentare di passare i rigidi controlli alieni.

Era il suo turno.

Timidamente camminò in avanti, con una mano stretta intorno al manico della valigia e l’altra con i documenti in bella vista.

“Buongiorno,” disse piano, porgendo le carte all’alieno.

Salve, umana.

Rabbrividì nel sentire la voce fredda e stridula dello Yoxindiano risuonare nella sua testa: era come se qualcuno le stesse entrando nel cervello, spostando ricordi ed emozioni, facendosi strada tra sogni e paure.

Si sentì nuda.

Nessuna famiglia?

“No,” rispose ad alta voce, sentendosi stupida, visto che l’alieno già doveva sapere la risposta.

L’alieno le ridiede le carte e le fece un cenno di andare.

“Grazie,” disse, affrettandosi a raggiungere la pedana della nave spaziale: la testa le girava, sentendosi svuotata da ogni emozione.

Non provava più nulla.

Si girò per guardare un’ultima volta la lunga fila di migranti come lei, in attesa di conoscere il loro destino; dietro la recinzione in ferro, lontano dagli sguardi degli Yoxindiani, c’erano l’uomo e la bambina che aveva visto prima allo sportello. L’uomo si era poggiato contro la recinzione, fissando l’Excelsior con occhi vitrei; la bambina, disegnava con un pezzo di legno bruciato sulla polvere a terra.

Ma non c’era pietà, né tristezza per loro, solo tanta indifferenza.

Sorrise, riprendendo a camminare sulla pedana.

Yox era la sua nuova casa.

 

Serie TV – Lost In Space

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Logo della serie.

Oggi parliamo di un’altra serie: Lost In Space, targata Netflix, che non è un’idea originale ma un remake della serie TV omonima del 1965. Tutte le puntate sono disponibili dal 13 aprile 2018 sul colosso dello streaming, tredici puntate che vi porteranno letteralmente su un altro pianeta!

Trama

La famiglia Robinson è stata scelta per partecipare ad una spedizione spaziale e colonizzare un nuovo pianeta, lasciandosi dietro la Terra per sempre. Purtroppo, durante il viaggio, un incontro con dei meteoriti fa precipitare la navetta della famiglia su di un pianeta sconosciuto e apparentemente disabitato: dovranno cercare di mettere da parte i loro problemi per sopravvivere.

Temi e Attori

Ovviamente la famiglia è il fulcro della storia: l’amore dei genitori verso i figli, che sarebbero disposti a qualsiasi cosa pur di proteggerli ma anche il rapporto fra fratelli e sorelle. Forte è anche il dilemma continuo fra cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, soprattutto quando ci si trova in condizioni di vita o di morte. Insomma, gli spunti di riflessione sono moltissimi: più volte lo spettatore si ritroverà a chiedersi “ed io cosa farei al loro posto?”

Gli attori sono molto bravi nelle loro interpretazioni, anche il giovane Maxwell Jenkins che interpreta Will Robinson, il più piccolo della famiglia: sarà lui a fare una scoperta sensazionale… In oltre, fra tutti segnalo Toby Stephens (figlio di Dame Maggie Smith, nota come la McGrannit in Harry Potter) nel ruolo del patriarca John Robinson, sempre impeccabile: il suo accento naturalmente Inglese si maschera molto bene e Stephens si cala perfettamente nel personaggio.

Allora, cosa aspettate? Se avete Netflix, non fatevi scappare Lost In Space, ne vale sicuramente la pena!

 

Il Giorno Zero

UfoRomaMed

Inizialmente non era sicuro che lasciare il suo appartamento fosse stata la soluzione migliore, ma tra il restarsene chiuso in camera ad aspettare di morire per mano di qualche alieno e la possibilità di salvarsi, sicuramente non c’era storia. Svuotato il suo borsone dai libri, ci mise un paio di bottigliette d’acqua e dei pacchetti di patatine, prese il marsupio e poi fuggì di casa in fretta e furia. La situazione in città era critica: la gente si era riversata nelle strade, abbandonando le proprie case in preda al panico, urlando e piangendo terrorizzata. Fortunatamente, Kevin ancora non aveva perso la lucidità, nonostante la situazione del tutto surreale: un’enorme astronave aliena si era piazzata poco meno di mezz’ora prima nel cielo sopra il centro storico della Capitale Italiana. Per ragioni di sicurezza, la zona interessata era stata fatta evacuare perché nessuno sapeva che cosa sarebbe potuto accadere: l’enorme disco volante era alto nel cielo e sembrava fatto di metallo, gettando un’ombra sulle strade e sui vicoli sotto di sé. Da quando era arrivato però, non si era più mosso, restandosene fermo a mezz’aria completamente immobile.

Kevin tentò invano di telefonare ad Anna, una sua amica di studi conosciuta all’università, ma ovviamente le linee telefoniche erano intasate: senza pensarci due volte, decise di incamminarsi verso casa della ragazza, percorrendo le strade gremite di persone scese dalla propria auto o dai palazzi vicini. La polizia stava cercando di evitare il peggio: Kevin già aveva visto un paio di persone trattenute vicino ad una volante, perché a quanto pare avevano cercato di derubare un negozio approfittando del caos. Si tenne stretto il suo marsupio, cercando di accelerare il passo; era certo che Anna fosse a casa, perché erano solo le  cinque e mezza di pomeriggio e quel giorno non aveva lezioni all’università.

“La fine è vicina!” Un vecchio signore si era messo un giornale in testa e gridava la stessa frase in italiano, standosene in piedi accanto ad una edicola; strano ma vero, l’edicolante ancora non aveva abbandonato il suo posto e lo guardava truce. “Ma piantala, te senti? Me sembri scemo!”

Il vecchio si avvicinò al chiosco verde, aggrappandosi con forza alla collottola dell’edicolante, “quelli ci ammazzano, te lo dico io, ci ammazzano a tutti!”

L’edicolante si tirò indietro, staccandoselo di dosso; lo guardò truce, imprecando a gran voce. Kevin non ebbe difficoltà a capirli visto che si trovava in Italia per studio da quasi un anno: sarebbe tornato a casa ad Atlanta, Georgia, solo dopo due mesi… Ebbe un tuffo al cuore, pensando ai suoi genitori che con molta probabilità stavano nel loro letto al sicuro sul continente Americano, ignari di cosa stava accadendo.

“Veloci, gente, veloci, ma senza farvi male! Forza, da questa parte!”

Raggiunta Piazza del Popolo, Kevin sapeva come raggiungere casa di Anna. Osservò incuriosito la massa di gente che si accalcava davanti all’entrata della metropolitana A che era stata chiusa per ragioni di sicurezza.

“Perché è chiusa!?”

“Devo tornare a casa da mia figlia!”

“Devo passare! FATEMI PASSARE!”

La folla lì davanti scuoteva le inferriate ed urlava inferocita, mentre due uomini in divisa cercavano di calmarli, “per favore, signori, vi prego, seguite la folla, purtroppo non è sicuro prendere alcun mezzo, non sappiamo ancora nulla di quello che sta accadendo, vi prego…”

Kevin passò oltre, asciugandosi la fronte sudata, sperando di trovare la sua amica ancora in casa.

***

Mancava solo un ultimo livello e finalmente avrebbe finito anche quel videogioco, Demon Hunters Vol.5; la barra di caricamento stava per terminare, da lì a pochi secondi sarebbe divenuta la salvatrice del mondo…

“Anna, vieni qui,” sua madre le disse con un tono stranamente allarmato, “vieni, vieni, vieni, guarda la TV!”

“Proprio adesso? Non può aspettare?”

Sentì i passi della donna allontanarsi per andare furi al balcone, seguiti da un urlo: c’era decisamente qualcosa che non andava… Forse aveva visto un ragno? Una cavalletta le si era incastrata fra i capelli? Doveva controllare. Sbuffando, Anna mise in pausa il gioco proprio mentre il suo mago si preparava all’attacco e si alzò dalla sedia, andando da sua madre; stava per uscire fuori in terrazza quando buttò l’occhio alla TV. Il telegiornale stava trasmettendo le immagini di un enorme disco volante che si trovava piazzato proprio sopra il Colosseo, poco lontano da lì. Un fotomontaggio, pensò subito, un fotomontaggio fatto proprio bene.

“Mamma?”

Anna vide sua madre in ginocchio fuori al balcone, con gli occhi sgranati a fissare il cielo e le mani sulla bocca: non poteva crederci, ma c’era davvero qualcosa di enorme nel cielo azzurro, il disco volante della TV.

“Ma cosa…?”

Rimase a bocca aperta a guardare quella cosa, non credendoci per niente: si tolse gli occhiali per poi rimetterseli subito. “Non è possibile, no.”

Prese sua madre per le braccia, aiutandola ad alzarsi per farla tornare dentro casa, cercando di farle passare lo shock iniziale. Chiuse la porta finestra dietro di sé, facendo attenzione che sua madre non si lasciasse cadere a terra. Non sapeva perché ma Anna stava affrontando la situazione piuttosto bene. “Mamma, forza, dai, respira,” disse, dirigendosi verso il divano. La fece accomodare con dolcezza e le passò una mano fra i capelli.

“Le autorità non sanno ancora di cosa si tratti, ma l’oggetto sembra non muoversi e non sembra abbia un atteggiamento ostile, ovviamente non lo possiamo sapere ma-”

Anna sbuffò e spense la televisione: l’ultima cosa di cui avevano bisogno era sentirsi ancora peggio.

“Ah, ah, ah”

“Mamma?”

La donna aveva iniziato a ridere, il corpo scosso da piccoli singulti; fissò Anna con gli occhi pieni di lacrime, incapace di fermare le risate che la facevano tremare.

Il citofono suonò due, tre volte: sua madre trasalì, stringendosi nelle sue spalle. Si abbracciò nella giacchetta di cotone, guardandosi a destra e a sinistra. Anna andò subito a rispondere, “chi è?”

“Sono Kevin, fammi salire!”

Anna ebbe un tuffo al cuore nel sentire la voce dell’amico, aprendo subito il portone del palazzo: aprì la porta di casa e il ragazzo arrivò subito al secondo piano, facendo le scale due a due. La faccia era stanca, come se avesse corso per ore e ore. Nella tromba delle scale c’era un grande caos: i suoi vicini di casa stavano abbandonando i loro appartamenti vestiti alla meno peggio, chi con il cane in braccio, chi con una borsa di fortuna in spalla.

Erano tutti impazziti?

“Hai visto?” Kevin biascicò in un italiano quasi incomprensibile, “visto che roba?” Entrò nell’ingresso, chiudendo la porta. Anna lo fece sedere sul divano, accanto a sua madre che ancora non si era ripresa del tutto: anzi, sembrava non essersi accorta affatto che qualcuno fosse entrato in casa. Si stava ancora abbracciando e si era fatta piccola piccola sul suo posto, sembrava una bambina.

Kevin la guardò preoccupato, “è tua mamma?”

Anna annuì e sospirò, “è così da quando è uscita a guardare quella cosa nel cielo.” Bel modo di conoscersi, davvero.

Dalla strada si udiva il rumore della folla che si ammassava nelle strade, il suono dei clacson che non cessava, i cani che abbaiavano allarmati: la città era veramente impazzita.

“Cosa facciamo? Dove andiamo?” Kevin chiese, mentre riprendeva fiato. Non si era neanche tolto lo zaino di dosso. “Lasciamo Roma? Non sapevo cosa fare, così ho pensato a te, non potevo lasciarti sola…”

Anna si morse il labbro inferiore, incrociando le braccia al petto; riusciva a sentire dalla sua camera la musica di sottofondo del videogioco messo in pausa, la sua quotidianità che l’attendeva nella sua stanza. Sarebbe stato semplice lasciare tutti lì nel salotto, chiudersi in stanza a chiave e dimenticarsi della gigantesca cosa spaziale nel cielo. “Possiamo restare qui,” mormorò Anna, “possiamo aspettare, magari qualunque cosa sia se ne andrà senza fare troppo rumore, no?”

Kevin strabuzzò gli occhi, incredulo, “ma stanno evacuando il centro città!” Si alzò in piedi, passandosi le mani fra i capelli spettinati, “non sappiamo quello che può succedere! Non possiamo restare qui!”

“Appunto, l’hai appena detto te, non sappiamo niente,” Anna aveva deciso: non si sarebbe mossa da casa sua, nemmeno se fosse arrivato un terremoto. “Non posso lasciare casa, non con lei in questo stato,” si sedette vicino a sua mamma, mettendole un braccio intorno alla schiena e stringendola al suo corpo per calmarla. La donna non rideva più ma sembrava come se fosse entrata in uno stato di shock, paralizzata dalla paura. Kevin non poté fare a meno di sentirsi come un intruso in quel momento: se ne stava lì in piedi con il cuore che ancora batteva all’impazzata a fissare le due donne, incapace di poter dire o fare qualcosa per poterle aiutare. Il solo pensiero di dover lasciare la sua amica lì da sola lo faceva stare male. “Anna, per favore, venite via con me,” cercò di essere il più convincente possibile, ma risultò solo patetico alle sue orecchie. Anna non si girò nemmeno, “vai,” gli disse, “ci sentiamo quando tutto è finito, okay?”

***

Kevin si detestò quando scese le scale del palazzo di Anna, tornando di nuovo in mezzo alla strada; guardò in alto verso il balcone della sua amica e sperò con tutto sé stesso che le cose fossero andate diversamente. Non l’aveva seguito e lui era da solo a Roma in preda al panico totale. Prese a camminare, asciugandosi due lacrime solitarie che gli erano scese giù per le guance, fissando lo sporco marciapiede. In lontananza, le sirene dei vigili del fuoco e della polizia rimbombavano nei vicoli e nelle strade, si perdevano nel caos della folla in fuga…

Erano quasi le sei di sera: Kevin non poteva sapere che entro pochi minuti, solo il centro di Roma sarebbe stato risparmiato dalla distruzione della minaccia aliena.