Oscar 2020, tra grandi vincitori e snobbati

Gli Oscar 2020 sono terminati: avete indovinato i vincitori oppure ci siete rimasti così male da giurare di non mangiare mai più popcorn?

Per quanto riguarda la vittoria di Joaquin Phoenix come miglior attore non c’era nessun dubbio: dopo la vittoria al Golden Globes, ai SAG Awards e ai BAFTA, sarebbe stato strano che non si portasse a casa pure l’Oscar. Il film di Joker ha ottenuto anche un Oscar come miglior colonna sonora tra le 11 candidature ricevute.

Brad Pitt ha vinto il suo primo Oscar come attore non protagonista: aveva vinto il miglior film nel 2014 con 12 Anni Schiavo per averlo prodotto.

Laura Dern ha vinto come attrice non protagonista per la sua interpretazione agguerrita in Storia di un Matrimonio, mentre Renee Zellweger ha vinto come attrice protagonista in Judy.

Grande il trionfo di Parasite, il film sudcoreano del regista Bong Joon-ho che ha vinto come miglior film, miglior regia, miglior film straniero e miglior sceneggiatura originale, contro personaggi del calibro di Tarantino. Speriamo che in futuro ci siano sempre più film da ogni parte del mondo ad essere riconosciuti nelle tante categorie dei primi Oscar: basta superare la barriera linguistica con i sottotitoli dopotutto, che non sono il male in Terra.

Toy Story 4 ha vinto l’Oscar come miglior film d’animazione, segnando la decima vittoria della Pixar in questa categoria.

Tra i grandi snobbati c’è stato The Irishman, che di 10 candidature non ha ottenuto nessuna statuetta, tornandosene a casa a mani vuote.

Ed ecco qui sotto la lista del resto dei vincitori!

Ne vuoi uno anche tu?

Miglior Attore non protagonista: Brad Pitt, C’era una volta… a Hollywood

Miglior Film d’animazione: Toy Story 4

Miglior Corto animato: Hair Love 

Miglior Sceneggiatura originale: Parasite

Miglior Sceneggiatura non originale: Jojo Rabbit

Miglior Cortometraggio: The Neighbor’s Window

Miglior Scenografia: C’era una volta… a Hollywood

Miglior Costumi: Piccole donne

Miglior Documentario: Made in USA – Una fabbrica in Ohio

Miglior Cortometraggio documentario: Learning to Skateboard in a Warzone (If You’re a Girl)

Miglior Attrice non protagonista: Laura Dern, Storia di un matrimonio

Miglior Montaggio sonoro: Le Mans 66 – La grande sfida

Miglior Sonoro: 1917 

Miglior Fotografia: 1917 

Miglior Montaggio: Le Mans 66 – La grande sfida

Miglior Effetti speciali: 1917

Miglior Trucco e acconciature: Bombshell

Miglior Film internazionale: Parasite (Corea del Sud)

Miglior Colonna sonora: Joker

Miglior Canzone originale: “(I’m Gonna) Love Me Again”, Rocketman

Miglior Regia: Bong Joon Ho, Parasite

Miglior Attore protagonista: Joaquin Phoenix, Joker

Miglior Attrice protagonista: Renee Zellweger, Judy

Miglior film: Parasite 

Quando le multinazionali si prendono in giro: come farsi pubblicità

Ronald McDonald’s e IT

Davanti al McDonald’s del centro commerciale della mia città c’è stata per parecchio tempo una panchina con sopra un fantoccio di Ronald McDonald dalla faccia spiritata, la mascotte del fast food. Il tempo gli aveva quasi portato via il naso, facendolo diventare meno rosso e sgargiante di una volta, senza parlare della tuta gialla ormai diventata color mostarda.

Non è lui, ma lo sguardo morto è quello e rende l’idea.

Il povero pagliaccio sparì dopo uno dei grandi rinnovi del locale: mi chiedo se l’abbiano chiuso in qualche buio magazzino, pronto a fare venire un infarto a gente con la fobia dei clown; sarà anche per questo suo aspetto inquietante che all’uscita del film IT nel 2017, il Burger King in Russia aveva chiesto di vietarne la proiezione, secondo loro Pennywise somigliava troppo a Ronald, pubblicizzando il McDonald’s.

Il palloncino rosso potrebbe confondere lo spettatore e fargli venire voglia di un hamburger, già.

In realtà, il ruolo di Ronald McDonald’s era quello di invogliare le persone a fermarsi lì per un po’, i bambini ci si aggrappavano come delle scimmie e poi le madri dovevano trascinarli via in due modi: o urlando in tutti i dialetti, o comprandogli un gelato da 0,50 centesimi (adesso ti costa il doppio).

Il gioco

Ronald fu anche a suo malgrado il protagonista di un gioco parodia non ufficiale sul McDonald’s: qui interpretavi il CEO del fast food dove bisognava cercare di avere più successo possibile, comprando il silenzio di politici o nutrizionisti, scegliendo se minacciare i tuoi dipendenti o andare in bancarotta. Insomma, una risposta “simpatica” alle tante accuse che negli anni sono piovute sulla multinazionale americana.

 

Intro
Schermata iniziale del gioco
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Screenshot del gioco
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Screenshot del gioco

Dopo averci giocato il Mc non ne usciva molto bene, ma alla fin fine era pur sempre pubblicità gratuita: come se da domani le persone non andassero più a mangiarsi un BigMac.

Magari io no, ma ho visto con i miei occhi persone che alle cinque di pomeriggio si sono fatte pranzi succulenti a base di hamburger, piuttosto che un leggero tè e biscottini.

Contenti loro.

KFC

La Kentucky Fried Chicken, conosciuta anche come KFC, è un’altra catena di fast food americana molto famosa in giro per il mondo, specializzata come da titolo nel pollo fritto: famosi sono i cesti di carta pieni di pollo che basterebbero a sfamare una città di medie dimensioni.

Nel tempo il menù è variato, così da offrire anche hamburger, patatine e ovviamente bibite gassate, quando mai.

La mascotte è il fondatore stesso, il Colonnello Sanders, il tipo con gli occhiali neri e i capelli bianchi, baffi e pizzetto. Lo trovi sui poster, internet, sui sacchetti delle patatine, ovunque, un po’ come la controparte McDonald’s.

Notizia di qualche giorno fa è l’arrivo di un gioco dating simulator (simulatore di appuntamenti) del tutto demenziale, dove il giocatore potrà conquistare il cuore del Colonnello Sanders.

Non sto scherzando, ecco le prove, soffrite insieme a me.

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“I Love You, Colonel Sanders! A Finger Lickin’ Good Dating Simulator” sarà presto giocabile su PC solo in lingua inglese.

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Screenshot del gioco da Steam
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Screenshot del gioco da Steam

Box con sotto i dialoghi, personaggi patinati che sembrano usciti da un anime, musica allegra e tintinnante, non gli manca niente: ti lascia basito, ti stropicci gli occhi e ti chiedi che cosa cavolo ho appena visto?

Credevo si trattasse di una parodia come il gioco del McDonald’s, ma invece no, l’editore è proprio la KFC: il loro logo è pure nel trailer. Il gioco sarà del tutto gratuito, anche perché sfido chiunque a trovare qualcuno che ci voglia buttare dei soldi reali per averlo.

Chiamali fessi! Non è altro che un modo per farsi pubblicità, un modo bizzarro direi, ma pur sempre efficace. Prendendo in giro sia loro stessi che i videogiocatori, hanno fatto parlare del loro pollo fritto in un modo o nell’altro: chissà se aumenteranno veramente le vendite.

Devo fare un gioco anche io basato sui miei racconti? Potrebbe essere una buona idea (o un suicidio professionale).