Feste e festoni, 70 anni di regno ed aggiornamento breve breve

Il 2 giugno non sarà festa solamente in Italia, ma anche in Regno Unito per motivi del tutto diversi: sono 70 anni di regno per la regina Elizabetta II. In giro per i negozi si possono avvistare festoni e bandierine UK che cercano di invitare la gente a festeggiare, ma insomma, siamo pur sempre in Scozia.

Sarà bank holiday tranne per chi lavora in negozi, ma di quelli lì se ne dimenticano tutti. Io per dire, quel giorno lavorerò… Ma è anche vero che non sono suddita britannica, quindi ci faccio niente.

Glasgow pare non festeggi per ragioni di budget: ci sono problemi più grossi e i soldi servono per quello. Edimburgo farà qualcosa, qualche concerto mi pare, ma non credo di aver visto troppa pubblicità in giro.

Poi è anche vero che io vivo sotto un sasso.

Sperando di tornare presto a scrivere qualche altro articolo degno di questo nome, incrocio le dita e punto a finire gli esami.

Ronzo via.

Colinton Tunnel e il treno che non c’è

Il tunnel nel verde

Immerso nel verde e fra le villette che più belle e ricche non ce ne sono, è possibile arrivare al Colinton Tunnel. Durante il breve periodo festivo e di sole che abbiamo avuto una settimana fa, ne abbiamo approfittato per farci un salto e questo articolo microscopico è il risultato.

Un po’ di storia

Prima di diventare il tunnel artistico che è oggi, era un tunnel vittoriano uguale a tanti altri per la linea ferroviaria di Edimburgo costruito nel 1874. Dal 1943 venne usato solo come trasporto merci visto che ormai i bus erano più popolari in città, per poi essere del tutto chiuso nel 1967.

Ma immaginate una piccola locomotiva passarti sotto casa? Ecco.

Nel 1980 venne riaperto per diventare parte integrante del sentiero lungo il fiume Water of Leith, visitato da persone del posto e turisti. Per quanto riguarda i murale, è un progetto nato nel 2016 e portato avanti dagli artisti Chris Rutterford, Craig Robertson e Duncan Peace, dalla comunità e da donazioni anonime sul web.

Vengono spesi circa 6000£ all’anno per mantenerlo: mettici la pioggia, mettici il tempo, mettici qualche teppista che ha una vita triste.

Ma non preoccupatevi, è in gran forma!

L’inizio del tunnel

Non è raro incontrare gente a fare jogging, mamme con bambini e il cagnolino di turno che se la corre avanti e indietro. Ci sono così tanti dettagli, animali, persone rappresentate su quei muri che non basta il tempo di una sola passeggiata. E tra un saluto di una vecchina ad un’altra da farti sentire dentro una serie TV britannica, ringrazi di non essere legato a solo 20 foto da rullino.

Riconosciuto? Si tratta di R.L.Stevenson, l’autore de L’Isola del Tesoro

Sicuramente un posto interessante e fuori dal comune: un giorno chissà, tante cose abbandonate al tempo diventeranno canvas autorizzate proprio dalla comunità stessa?

L’altra parte del tunnel
Tutti a bordo!

Il sito internet con più informazioni qui!

Aggiornamento primaverile, aspettando la Pasqua

Uno Scott Monument solitario

Quindi quindi quindi.

Dove eravamo imasti? Nell’ultima puntata, quella del confettoso negozio che mi aveva messo a fare presenza alla meno peggio, ero vestita come una barbona insieme a delle principesse aristocratiche con la puzza sotto il naso.

Dopo aver passato una buona settimana a mandare cover letter e curriculum, ho fatto pietà, sono stata contatta da un negozio che mi ha fatto finalmente iniziare: sì, sono di nuovo dietro ad una cassa ma non a tempo pieno, causa studio che mi richiede anche lì.

Il dono dell’ubiquità ancora non ce l’ho, ma forse domani ci si sveglia cambiati, chissà.

I nuovi colleghi vivono alla giornata e la situazione pare (PARE) essere più rilassata rispetto a prima: poi magari hanno nascosto le mazze e le fruste nello sgabuzzino che non ho ancora aperto per non fare brutta figura…

Ma lo sapremo più avanti.

Ogni luogo tanto vale l’altro.

Nuovi clienti, solita solfa

E devo dire che le storie dei clienti mi erano mancate, anche perché qui ho la possibilità (se così vogliamo chiamarla) di avere a che fare con un certo tipo di gente che prima vedevo raramente: diversa la zona, diversa la flora e la fauna che mi circonda. Accoppiata mamma-bambino/a, mamma-culla, mamma-cagnolino, padre-figlio. Entrano sempre in coppia, anche le dolci signore con l’accento duro di Glasgow che ti lascia stordito appena aprono bocca.

Sono in due, sempre.

Ho avuto già la cliente che mi ha giurato non metterà mai più piede nel negozio poiché le casse erano offline, causa problema con internet. La linea è tornata dopo 10 minuti, ma si sa che il tempo è denaro, sia mai aspettare un po’, prendiamocela con i commessi e facciamoci deridere dal resto della clientela con un quoziente intelletivo più alto; è tornata la settimana dopo pensando che non me fossi accorta, ma era proprio lei, soffocata nel pesante cappottone come per nascondersi.

Il drama che si crea di tanto in tanto mi dà meno fastidio di prima: sarà che non ho le responsabilità che avevo, sarà che alla fine del giorno una cassa vale l’altra e so che sto lavorando per non doverci più stare un dì. Non ho voglia di tirare su un musical stile il Fantasma dell’Opera a metà mattina.

Dimezzati

Sia tra i miei compagni di studio che a lavoro, in tantissimi se ne sono stati a casa malati. Ho sfiorato un caso positivo a lavoro, mi testo una volta a settimana sempre incrociando le dita, toccando legno, ferro e tenendomi la mascherina sulla faccia ovunque ci sia troppa folla.

Sui siti delle news non se ne parla più per ovvi motivi, tanto che resto basita quando penso che siano passati due anni dall’inizio del circo, con la chiusura dei negozi, la gente sbigottita ed io che andavo a comprarmi la torta di compleanno sentendomi una ladra con la sciarpa in faccia.

Le mascherine all’aperto sono scomparse, pure se già prima ne vedevo proprio poche.

Come dico sempre, toccatemi tutto ma non i miei polmoni.

Una dozzina di uova.

Nel frattempo, sono anche 12 anni che io e Fidanzato stiamo insieme, dai tempi di Farmville, i test Che frutto sei?!XDXDXD e gli altri giochi di Facebook; quando ancora sul cellulare potevi creare un blog da far vedere con il bluetooth, quando i My Chemical Romance ancora suonavano insieme, e tutti da lì a poco avrebbero parlato solo di Game of Thrones.

Un’era geologica fa se prendo in considerazione l’avanzamento tecnologico a cui abbiamo assistito. Insomma, ricordo di avere un cellulare pseudo-touchscreen che touchscreen non era, fatto di plastica che al tatto pareva più una bottiglia scadente.

Io e Fidanzato che ci mandavamo i messaggi su MSN, lui che giocava a World of Warcraft ed io che cercavo frenetica cosa picchio fosse perché sapevo fosse un gioco, ma la mia conoscienza finiva lì.

Andò a finite che mi misi a giocare anche io assiduamente.

Che romantici.

Primavera?

Questa settimana abbiamo avuto un picco di 17°C il che non è stato male: gente con piedazzi e cosce di fuori a prendere il sole, ah, che armonia. C’è solo il problema di chi esce di casa alle sette e mezza con -4 per poi arrivare a metà giornata a morirsi di caldo, con il giaccone non serve quasi più maledizione.

Ma son dettagliucci.

Mi sono sciolta sotto strati di cotone, e non è giusto perché in Scozia non dovrebbe fare caldo, diamine. O per lo meno, non dovrebbe fare caldo quando io non posso stare fuori a godermi il bel tempo (eh eh eh, lo so).

Un castello dietro gli alberi

E poi, immagino che si sarà notato appena arrivati, il banner del blog è cambiato, sempre opera di mia sorella: è solo l’inizio di un rinnovo completo, prossimamente solo su questi siti! 🙂

Oggi un cielo azzurro intenso su Edimburgo.

Questa mattina

Oggi un cielo azzurro intenso su Edimburgo.

“Are they going to be alright?” Ha chiesto una bambina passeggiando con la mamma sul marciapiede, perplessa dalla presenza di poliziotti, bandiere e tamburi.

“Staranno tutti bene?”

E mi ha ricordato come quando ci fu la tragedia dell’11 settembre che sconvolse il mondo, quando davanti alla Melevisione riportarono la notizia; o di quando tornata a scuola, ci fecero disegnare dell’accaduto, forse per farlo metabolizzre come un bambino potrebbe solo fare. A quell’età, scuola, casa, chiesa è il tuo mondo, è già tanto riuscire a capire di essere in uno stato dove si parla una lingua e si sta sotto una bandiera.

La folla pronta in marcia per le strade di Edimburgo

E quante ce ne erano di bandiere blue e gialle oggi davanti al consolato russo, chiuso e silenzioso, con le tende tirate e la bandiera sventolante attaccata lassù; per le strade di Edimburgo, scozzesi e non, hanno espresso il loro pensiero in libertà, con grida, applausi, tamburi, verso il cielo azzurro che così azzurro non si vedeva da un po’. Kyiv ed Edimburgo sono gemellate dal 1989, il supporto per l’Ucraina da quassù non manca.

Aiuto! C’è un troll nel negozio!

Come da titolo, fonte Pixabay.

Ho partecipato ad un colloquio che credo possa essere comparato a quei test Che amica sei? che facevano sulla rivista Cioè o Ragazza Moderna. Ma sì, quelli che si completavano alle medie tra i banchi tanto per passare il tempo, poi dopo leggevi il profilo che usciva fuori e ti dimenticavi anche di averlo completato a penna, tanto poi avresti buttato la rivista nella carta da lì a poco.

Ecco, sono stata in questo posto dove mi sono trovata a dover rispondere a domande del tipo, quale oggetto ti rappresenta di più in questo negozio e quale sceglieresti, e perché? E poi, come lo venderesti ad un eventuale cliente?

  • A. Una collana
  • B. Un porta penne
  • C. Una Barbabietola da zucchero

Scelgo la C, perché la trovi ovunque ed era l’unica cosa che almeno sapevi di trovare a geografia mentre si imparavano le regioni.


Ma andiamo per ordine. All’inizio tutto normale, parli con la tizia X a capo di turno, sorrisi e moine, please please thanks thanks come tanto piace qui, ci manca poco che mi stendo a terra a mo’ di tappetto per farmici camminare sopra. Un colloquio normalissimo: mi chiede chi sono, chi ero e chi sarò in futuro, mi chiede di descrivere un servizio clienti stellare e robe così.

Stavo anche iniziando a pensare di averli giudicati troppo male ‘sti tipi, guarda che cura nel dettaglio che hanno.

Mica male. Forse le recensioni negative di alcune persone erano esagerate, magari erano in Inghilterra.

Eh, come no…

Le Ultime Parole Famose

Bene, è stato un piacere parlare con te, adesso andiamo a fare una prova in negozio per vedere come ti comporti 😀

Eh?

Sì, tranquilla, giusto per vederti nell’ambiente 😀 Non è un problema vero? Bene andiamo 😀 Stai con la mia collega, ti spiega tutto 😀 Ciao.

Eh?!

Tizia X tanto gentile decide di smollarmi ad un’altra collega che pensavo fosse un manichino del negozio; le sorrido, pure se ho la mascherina, ma quella mi squadra da capo a piedi e poi mi fissa.

Gira nel negozio e parla con i clienti, mi dice catatonica.

Partono così 10 minuti buoni a fare la bella statuina in piedi in mezzo a ‘sto confetto negozio, a farmi ammirare mentre servivo i clienti inesistenti o che giustamente nel vedermi borbottavano un “no no no grazie guardo solo”.

Dentro di me pensavo vi prego, vi prego, parlatemi non guardatemi male, ma tranne una dolce vecchina che si è messa a rispondere alle mie domande da tipico commesso rompiballe, il resto non mi ha filato di striscio.

Good Morning Reaction GIF by Satisfied Customer
Aiuto.

Resto in piedi a girovagare in quel posto del tutto sconosciuto, di clienti nuovi non ne entrano, ignorata sia dalle future colleghe che da tizia X che ricordate mi aveva già salutata.

Un fantasma. Mmm. Vabbè, avevo capito che potevo già andarmene: far perdere tempo alle persone non mi piace, né mi piace perdere tempo. Semplicemente non era il posto per me, i miei neuroni specchio si stavano dando fuoco.

Al che torno da Miss Manichino, che mi fa la domanda trabochetto che oggetto ti piace di più?

Risposta: Questa bellissima barbabietola che è la meno confettosa e che stranamente vendete solo per attirare in inganno un troll delle caverne come me.

Miss Manichino: Bene, adesso prova a vendermela

Nervous Ted Striker GIF by filmeditor
Io.

Non sono una venditrice nata, non lo sarò mai. Vi dico solo che è stato uno spettacolo pietoso, con Miss Manichino che nemmeno mi reggeva il gioco facendo finta di essere una cliente… Regole che aveva imposto lei, tra l’altro.

Vede questa barbabietola? Non crede che possa essere un ottima idea regalo?

Silenzio.

Il prezzo poi è molto conveniente, se pensa che la qualità è ottima.

Nada.

Abbiamo terminato la scena quando mi ha chiesto “come pensi di essere andata?”

Non mi sono trattenuta dal ridere, benissimo, grazie dell’opportunià lo stesso.


Non è una sorpresa che alla fine in meno di 24 ore mi facessero sapere che non mi avrebbero mai più voluto vedere, il sentimento era reciproco.

Resto un po’ perplessa da questa farsa di colloquio, quando era palese avessero già deciso appena fossi entrata nel negozio che no, quello non era il posto per me. Dal curriculum immagino si fossero immaginati un altro tipo di persona, non è un segreto che se potessi andrei a lavorare in jeans e t-shirt – cosa che alla fine ho fatto fino ad ottobre.

Ergo i negozi terra-terra esistono, basta solo aspettare che cerchino gente.

Che poi non è che fossi andata in giro come una stracciona, Aladin della Disney e senza scarpe (Wabuu della Dingo Pictures)

Io avrò sbagliato a mandare curriculum “””in luoghi altolocati””” che si spacciano per la bottega del fornaio sotto casa, ma figli miei, leggetelo bene e non chiamatemi proprio a questo punto. Vivo nella mia caverna da nerd e sto studiando per rimanerci, alla domanda cosa faccio nella vita non posso rispondere “mi gratto tutto il giorno, fate di me quello che volete, vi prego”. Non fate pubblicità fuorvianti, parlando di part-time con dedizione da full-time. Ho già dato.


Rilassiamoci con un alpaca intento a mangiare.

Questo non sarà né il primo né l’ultimo colloquio, ma mi ha veramente lasciata perplessa. Morale della favola: credete alle recensioni su internet, a volte ci prendono in pieno.

Alla prossima figura barbina.

Pronostici per il 2022, back to the drawing board

Questo articolo doveva uscire prima all’inizio dell’anno, poi l’ho scritto e cancellato per metà, poi è passato quasi tutto Gennaio e poi vabbè, ce ne faremo una ragione. Ops.


Back to the drawing board è un idioma inglese che vuol dire rifare un qualcosa da capo, un programma o un piano. Letteralmente significa ritorno al tavolo di disegno, ma dopo la partita di Visual Game di Capodanno abbiamo di nuovo riaffermato quanto io sia incapace a disegnare anche uno stickman.

Le Alpi all’andata.

Essere riuscita a tornare in Italia per le feste nonostante la situazione in ci troviamo è stato anche troppo, visto il mio pessimismo cronico che fino all’ultimo mi aveva portato a pensare che su quell’aereo non ci sarei proprio salita. Mi ero anche sentita in colpa all’idea di partire, ma dopo 2 anni di isolamento ed il circo dove sono stata senza mezza vacanza presa per ovvie ragioni, mi sono detta chissene frega, andiamo e facciamo i bravi.

Fatto un PCR pre-partenza, ho stampato mille mila documenti messi dentro la cartellina, senza dimenticarmi pure le copie digitali sul cellulare, muovendomi con le pesanti borse tra la gente mascherata e il metal detector… Che puntualmente mi ha fermato al body scan senza scarpe e con tre vassoi da riprendere carichi di pc, giacche e giacchettine, catene e catenine.

Ma a te fermano sempre?

– Ah boh, sembererò losca.

Fidanzato è stato fermato al ritorno in Italia però, io no per una volta.

So’ soddisfazioni.

Il promontorio del Circeo l’ultimo dell’anno.

Due anni di assenza si vedono e si sentono, tanto che a stare in quella che è stata la mia casa per la maggior parte della mia esistenza, mi sentivo come in una sorta di sogno. Muovermi per la città e vedere la gente con le mascherine è stata una sorpresa, visto che in Scozia all’aperto non ne trovi chissà quante, ci si accontenta anche di una mutanda cucita alla meno peggio sulla faccia, altro che FFP2. Dopo le news che vedono l’Ingilterra pronta a buttare nel cestino anche le ultime regole rimaste, ringrazio che la Scozia sia più cauta in questo. E poi incrociamo sempre le dita.

In Italia, ho mangiato al ristorante cinese che mi vede cliente da una decina d’anni, quando ai tempi ci si andava affamati come lupi con gli zaini pesanti in spalla post-scuola, sfoggiando a questo giro il mio covid status (quello che da voi è verde, è famoso). Gli onigiri me li sogno ancora.🍙🍙

Welcome back.

Ma perchè back to the drawing board nel titolo? Perché iniziamo il 2022 con una sorpresona. Non ho scritto più tanto di quello che stessi facendo in questi mesi di limbo fra il lavoro mandato via a calci nel sedere ed il viaggio programmato in Italia, ma un motivo c’è.

Il lavoro non è arrivato nel tempo che speravo, visto che andare ad assumere una ragazza italiana pronta a tornarsene in Italia proprio per le vacanze di Natale era una follia. Ne ero consapevole, ma allo stesso tempo, non volevo cancellare un volo prenotato dall’estate per stare dietro l’ennesima identica cassa, con una divisa di un colore diverso. Tra l’altro, manco era detto mi prendessero, ci fosse stato una e-mail, un messaggio, un segnale di fumo. Niente. E per quanto riguardava il turismo, pure lì avevo ricevuto nessuna risposta per la terza volta consecutiva. Manco un le faremo sapere da manuale. Ma mi risentiranno, dovranno richiedere un ordine restrittivo di questo passo.

E bene.

Mi sono rimessa a studiare qualcosa che se ne sta nascosto tra le righe strampalate del mio Chi Sono sul blog, per provare ad entrare e frequentare un corso: magari con un po’ di fortuna mi avrebbero preso. Poi un giorno faccio il test d’ingresso e manco 24 ore dopo mi arriva una e-mail dicendomi punteggio bassissimo, ci dispiace ma per noi è no.

Ah, okay, non pensavo di fare così schifo, ma forse avete ragione, matematica non è mai stata il mio forte. Forse aveva ragione la professoressa delle medie che secondo lei, solo i pochi eletti che avevano scelto di andare al liceo scientifico erano degni di cotanta sapienza scientifico-matematica.

Passa una settimana avvilente in cui ho rivalutato mezza dozzina di scelte di vita e mi arriva un’altra e-mail, dicendomi il computer si è sbagliato, abbiamo controllato e veramente per noi adesso è sì, se ancora sei interessata.

Ho un mezzo mancamento.

Mettetevi d’accordo.

*Rullo di tamburi rotti*

Dopo tanto tempo, sono diventata (di nuovo) studente. Certo, il fatto che debbano insegnarmi programmazione dopo che per colpa del loro test tutto automatico quasi non commetto seppuko, mi ha lasciato un po’ perplessa… Ma errare humanum est. E dietro le macchine, ci siamo proprio noi, che per fortuna ci ricordiamo di controllare quello che il pc combina ogni tanto.


Fidanzato che si aggirava per casa

Che altro? Abbiamo fatto il booster famoso a.k.a. terza dose, che ci ha buttato entrambi sotto un treno: il mio braccio sinistro non è stato pervenuto per un paio di giorni, c’è stato tanto mal di testa. Farlo entrambi lo stesso giorno non è stata una scelta molto intelligente visto che io sono poltrona già di mio, mentre Fidanzato era diventato Nosferatu nella bara.

Insomma, è stato uno spasso.

Una pecorella bella. Beeee.

E con questo, credo di avervi aggiornato su tutto o quasi. Vi auguro un buon navigamento per il resto dell’anno, e se mai vi accorgerete di essere in mare aperto senza nemmeno la barca – ma come è potuto succedere, maledette barche invisibili – guardatevi intorno che qualcuno con un salvagente vecchio stile lo trovate.

Ah, poesia.

Alla prossima!

Merry Christmas! Versione 2.021

Questo Natale è decisamente diverso da quello dell’anno precedente: sono stata in silenzio per parecchio, incrociando dita, braccia e gambe per non attirarmi l’ira degli dei antichi o Cthulhu.

Dopo aver tamponato il naso così tante volte prima di partire, ormai credo sia la funzione primaria dei nostri nasi. Ma non importa, come ho detto più volte farsi millemila test mi va bene, mi va bene tutto, datemi qualsiasi cosa.

Ho preso un aereo dopo 2 anni ed ammetto che ancora non mi sembra vero di essere finalmente tornata.

Vi auguro tanti auguri di Buon Natale e di buon anno nuovo 2022 all’insegna di tanti nuovi articoli, film, serie TV e giochi! Incrociamo le dita e come sempre, fate i bravi ed ingellatevi tutti.

Laurearsi durante la pandemia, cerimonie mascherate

Premessa: Fidanzato avrebbe dovuto fare la cerimonia della sua laurea nel famigerato anno 2020, che per ovvi motivi venne cancellata e rimandata a data da destinarsi, ovvero oggi. Se in Italia era festa, lo è stato anche qui per noi.

Ci siamo svegliati con il trauma della sveglia, le nuvole grigie ed il sole non pervenuto: il meteo dava l’alba alle otto e mezza, ma non è che alla fine il cielo sia cambiato chissà come nelle ore successive.

Fortunatamente non ha nevicato, né piovuto, altrimenti sarebbe stato solo un grande impantanamento di fango, foglie e sottane. La tempesta Barra ci ha risparmiati.

Il test rapido

Come voleva l’Università, abbiamo fatto un test rapido di quelli dei kit gratuiti che passa l’NHS, perché non si sa mai; di prima mattina ficcarsi un bastoncino nel naso più volte non è una bella sensazione, nemmeno andarsi a scartavetrare la gola. Brrr. Il test di Fidanzato non ne voleva sapere di dare il responso: negativo, positivo, nullo, niente, per farci venire un colpo come buon inizio di giornata. Dai, visto che era negativo? E meno male direi pure, come lo abbiamo preso ‘sto virus , andando a fare la spesa al Lidl con le vecchiette in coda? Uno fa l’eremita, lo fa per bene. E se dobbiamo ammalarci, dobbiamo farlo andando a leccare il pavimento dell’aeroporto se quando partiremo. Ma quella è un’altra storia.

Preparazione alla cerimonia

Abbiamo preso il bus semi-deserto, avanzando prima per le strade invernali ed assonnate come due pavoni agghindati a festa. Oddio, io sembravo più un cammello da soma, con la borsa e la custodia della macchina fotografica, sbatacchiando a destra e a sinistra. Ho giocato a Pokemon Go per tutto il tragitto, rimanendo perplessa quando arrivati al campus non ho visto nessuno. Mmm. Forse non avevo prestato attenzione?

Invece poco più lontano dalla fermata, proprio davanti ad uno pseudo-mega-hangar aeroportuale, c’erano già giovani entusiasti laureandi in posa davanti all’entrata delle porte automatiche a farsi la foto con madre, padre, fratello, sorella, nonno, nonna, zio, zia, parente X. Così, metti caso che vuoi romperre le biglie al pavone ed al cammello spaesati che non sanno dove/come/quando trovare ‘sta benedetta veste da laureato.

Sì, proprio come quella dei film, si indossa sopra il resto dei vestiti belli da cresima e fa la sua bella figura.

La scena dell’indossamento della veste è stata esilarante: la povera signora bassa quanto me che faceva parte dello staff si è vista arrivare questo emergumeno di quasi 2 metri incontro. Fidanzato si è dovuto chinare per evitare di finire impiccato.

Probabilmente dagli anni prossimi metteranno quei metri che si trovano ai parchi di divertimento, dove se sei troppo alto non puoi salire sulla montagna russa. Ecco, una cosa così, ti vieteranno l’ingresso.

Oh, come sto?

Guarda, sembri vero.

Dentro l’hangar cerimoniale

Dentro la palestra avevano allestito un bel palco e un paio di tribune: ho salutato Fidanzato e mi sono mossa verso uno dei punti più alti della stanza così da vederci qualcosa. Ed è per questo motivo che mi sono seduta dietro una coppia di anziani, così da fissare le loro belle capocce. O guardare il loro mega-tablet registrare il nipote mentre erano in chiamata con altra gente da casa sul divano.

Sono furba, eh?

Pensavo peggio, dai. Alla fine sono riuscita a seguire la cerimonia senza troppi problemi, la sala era ridotta a metà della sua capienza per ovvi motivi. Ho avuto un riflesso incodizionato di farmi il segno della croce ad inizio cerimonia, data la grande solennità dell’aria.

Ma è stata molto bella ed interessante.

La processione

Dati i tubi con i pezzi di carta (conosciuti anche con il nome di laurea), i laureati sono stati fatti uscire per primi in ordine religioso… Non tanto noi ospiti che siamo stati lasciati un po’ a noi stessi. Rispettare le regole in mezzo ad una mandria di famiglie mascherate è un po’ un casino, non ci sta da girarci troppo intorno.

Io sono rimasta in tribuna quasi fino alla fine, insieme ai vecchietti che ormai erano diventati parte della mia famiglia, conoscevo anche i nipoti ed il décor della casa.

Quando poi sono riuscita a muovermi, mi sono fatta piccola piccola nel mio cappotto, per niente abituata a tutta quella gente. Eheh.

Spararsi le foto

A grande richiesta, la foto con James Watt. James Watt è perplesso.

La passione per le foto ce l’abbiamo come specie, la nazionalità non centra niente. Certo, magari la foto di laurea davanti alla statua di James Watt è un attimino più suggestiva, rispetto a quella davanti i cessi di letteratura italiana alla Sapienza (fonte: io quando andavo all’università). Però dai, anche lì a Roma basta farli dove sta la Minerva, mica scappa eh.

Basta un attimo di pazienza, si fa a turno e siamo contenti tutti.

Se sono riuscita quindi a scattare una foto a Fidanzato con suddeta statua (James Watt, non la Minerva) è stato solo per una botta di laureatissime natiche: c’erano ragazzi e famiglie ovunque, assatanati. Mettetevi in braccio a James Watt seduto a questo punto, che ne so.

Robe da pazzi.

Forse è per questo motivo che Fidanzato sembra un po’ costipato nelle foto. Lo sarei stata anche io se intorno a me avessi avuto la bolgia dei suonatori di cornamuse. Ma vabbè.

Ce le teniamo lo stesso.

Ma quindi?

Quando mi immaginavo la cerimonia tanto tempo fa, quando l’idea di andare in Scozia era solo sulle e-mail con i biglietti di sola andata, non la immaginavo in questo modo; si pensava ai parenti, amici, aeri da prendere.

Ma è andata bene anche così.

La busta con i freebies (spilla, agenda, libretto della messa, biscottino al burro perché siamo in Scozia) è bellissima e solo per avere roba gratis farei una laurea anche io. Non in Intelligenza Artificale però, perché sarebbe barare, basto io come esperimento. 😛


*Avvertenze: nessun Fidanzato è stato maltrattato durante la scrittura di questo articolo*

Aspettando le Feste del 2021🎡

Scott Monument con ruota panoramica poco dietro annessa.

Non mi capita più di andare al centro città, dato che le belle giornate non uggiose e non tipicamente britanniche spariranno del tutto da qui a poco, e le temperature scenderanno sotto i gradevoli” 10°. Sono un koala abitudinario sotto strati di coperte rubate a Fidanzato, capitemi, su. Quindi esserci tornata dopo tanto e vedere gli omini metter su le casette di legno del mercatino di Natale, le giostre e la famosa ruota panoramica mi ha lasciato a bocca aperta.

Surprised Meme GIF
Ah, è già Natale?
Eccola! La ruota!

L’ultima volta che avevo visto quella ruota, era stata al Fringe Festival 2019, quello di quando ancora mandavo CV ovunque per mari e monti, di quando mia sorella con una nostra amica erano venute qui a trovarci, di quando io e Fidanzato vivevamo nella tana del topo pseudo-sottoscala di Harry Potter. Quindi sì, vedere la ruota panoramica mi lascia davvero senza parole: penso a dove stavamo prima e dove siamo invece finiti oggi ed ammetto di aver pensato più volte chissà quando la rimetteranno mai, quanto tempo dovrà mai passare ancora. Puff. Passato. I mercatini e le giostre varie hanno aperto il 20 novembre, immagino con il rispetto delle norme che ci sono ancora qui (mica come altrove, sì, ti sto giudicando Inghilterra, grrrrrrr, con i clienti sputacchiosi, grrrrr). Ho notato molte meno bancarelle rispetto agli unici due anni che ho vissuto in tempo di pre-covid, ma credo che solo quando ci andrò e se ci andrò potrò rendermene conto. Ho un’attenzione degna di un bradipo ubriaco, ricordiamocelo… E anche la voglia quasi pari a 0.

Princes Street Gardens in autunno con i lavori in corso perenni.

Comunque tutto molto bello, sì, ci mancherebbe: ma non so perché mi lascia adosso una strana sensazione. Bisognava fare come l’anno scorso e fare finta di niente? Nah, non credo bisognasse cancellare tutto per un altro anno. Il soldo deve girare, i negozi hanno bisogno di gente, lo stato piange e la gente pure. E lo capisco. C’è bisogno di precauzione però, quella tanta. Ma veramente, veramente tanta. E chissene frega se quando ancora lavoravo, mi hanno detto di essere una schiava del new world ordernuovo ordine mondiale – solo per aver chiesto di pagare con la carta ad un cliente imbronciato. E sarò una schiava, tanti saluti, buona gioranta anche a lei, si metta la mascherina e se ne vada. Mi godo le foto ed il panorama con il mio pezzo di stoffa in faccia.

Autunno, autunno e ancora autunno.

Le dita mi si erano intorpidite dal freddo, i gabbiani erano ormai fuggiti da tempo e le foglie ancora cadevano (e cadono) a manciate, facendoti scivolare sulla strada a mo’ di ghiaccio: erano solo le tre e mezza e avevi già voglia di andare a nanna. Bei colori però.

Il Castello di Edimburgo di notte fatta con il mio cellulare che odia appunto, la notte.

Incrocio le dita per gli sviluppi nei prossimi giorni, mi cucio la bocca per non portare sfiga – che non esiste ma che non si sa mai – e come sempre stay safe guys. Alla prossima volta!

Sums It Up The Office GIF by INTO ACTION

L’Union Jack, bandiera del Regno Unito

Union Jack, Bandiera, Bandiera Dell'Unione
La famosa Union Jack.

Quando davo ripetizioni di lingua inglese, spiegare come fosse formata la bandiera del Regno Unito era una delle prime lezioni di introduzione alla lingua stessa. Troppo spesso, anche nei telegiornali, veniva scambiata per la bandiera dell’Inghilterra, quando magari si stava parlando di Scozia, Galles o Irlanda del Nord.

Avrei voluto che fosse stato più semplice ma ahimé, il Regno Unito ha una bandiera particolare, la conosciutissima Union Jack. Quando lo venni a sapere per la prima volta alle elementari fu una scoperta sensazionale, insomma, da rimanere con gli occhi sgranati a fissare il libro di inglese lucido e dall’odore di carta nuova.

Scrivete i nomi sotto le bandiere! Eh, buonanotte. Ricordo che scrivere sopra quei libri era complicato, visto che non c’era verso che la matita lasciasse il segno sotto le righe fatte apposta per inserire il nome; allora magari azzardavi ad usare la penna replay, inchiostrando tutta la pagina e pure la mano se per caso tu fossi stato mancino.


La bandiera della Scozia.

Sullo sfondo abbiamo il blu della Scozia con le strisce bianche diagonali, conosciuta anche come Croce di Sant’Andrea o The Saltire. La si trova sventolare nel centro città quasi più della Union Jack o insieme ad essa.

La bandiera del Nord Irlanda.

Le strisce rosse diagonali con lo sfondo bianco appartengono alla bandiera del Nord Irlanda, la Croce di San Patrizio.

Croce di San Giorgio
La bandiera dell’Inghilterra.

Le strisce rosse verticali ed orizzontali con lo sfondo bianco sono invece della bandiera dell’Inghilterra, la Croce di San Giorgio.

Galles, Bandiera, Nazione, Regno Unito, Gran Bretagna
La bandiera Galles.

Per quanto riguarda il Galles, non c’è alcun elemento della sua bandiera nella Union Jack, anche se il riconoscibilissimo drago era parte dello stemma della dinastia dei Tudor.


Souvenir, Inghilterra, Regno Unito, Gran Bretagna
Esempi di souvenir.

L’Union Jack oggi è anche sinonimo di design, visto che viene dipinta su più oggetti, souvenir e anche frigoriferi: ricorderò sempre il frigo in esposizione in questo negozio in centro città in Italia, sarà rimasto lì per anni ed anni. Ma era bello da vedere, dai, insieme alla pentola con gli spaghetti in vetrina.

Mentirei se dicessi di non avere mai avuto in casa cuscini, lenzuola o magliette: adesso in Scozia non si trovano così spesso, chissà perchè, ma un giro in centro vi permette di rifarvi l’armadio con la croce di Sant’Andrea scozzese.

Insomma, la prossima volta che vi trovate davanti un oggetto con sopra l’Union Jack con scritto erroneamente England, saprete di quale bandiera si tratti.

L’Inghilterra, no?

Del Regno Unito.