La Mirabolante Cassa Automatica

Un giorno come tanti altri, vado a fare la spesa perché sia il frigo che la credenza piangono lacrime amare. Nel freezer c’è un igloo, in un altro scompartimento ci abita una colonia di pinguini e vuole la sua privacy: è ora di darci un taglio. Servono scorte di cibo e acqua!

Il bus passa dopo una decina di minuti, colpa dei lavori sul manto stradale che sembrano non finire mai, ma è pur vero che sto parlando di Edimburgo, che non è un Borgo con due case ed una chiesa. Aspetto, aspetto, aspetto, poi finalmente il bus arriva e mi porta al supermercato più vicino.

Mi aggiro per le isole con il cestino, prendo le solite cose indispensabili tra cui cheddar (sì, il formaggio arancione anglosassone che ti lanciano dietro in tutti i formati extra e pocket) e pane in cassetta per fare colazione.

Bene, ce l’ho fatta: vado alla cassa automatica.

Il Lato Negativo

Sinceramente? Adoro le casse automatiche per svariati motivi:

  1. la voce automatica ti dice tutto quello che devi fare;
  2. non devi parlare con nessuno;
  3. puoi prendertela comoda senza dover imbustare alla velocità della luce la tua spesa;
  4. funzionano quasi sempre.

Già: se compri 12 bottiglie d’acqua puoi anche lasciarle lì, perché per la bilancia della cassa sarà impossibile pesarle tutte! Si bloccherà urlando “ERRORE” e tu dovrai startene lì a fare cenni infiniti verso un addetto per farti aiutare. A volte invece, capiterà l’inverso: metti caso compri un pacchetto di gomme da masticare, il suo peso piuma non verrà calcolato, facendo inceppare di nuovo il sistema. Come si risolve il più delle volte? Chi di dovere passa una card e la sbloccano nel giro di niente. Easy-peasy.

Purtroppo però la perfezione non esiste.

Torniamo a noi

Essendo presto, oltre a me c’è un signore di una certa età che si è comprato mezzo supermercato ed una ragazzetta con le cuffie alle orecchie più in là; mi dirigo verso una delle casse centrali libere e poggio il mio cestino.

Furbamente ho la busta di tela, la poggio sulla bilancia e poi guardo lo schermo.

Non ci posso credere.

La cassa si è già bloccata.

Provo a togliere la busta di tela dalla bilancia, pensando che sia stata colpa mia, ma no, la cassa era già in quelle condizioni prima del mio arrivo.

Mmm…

“Ehi, c’è qualcuno? Aiuto?”

Mi guardo intorno stile suricata, alla ricerca di qualcuno che indossi il gilè fluorescente con su scritto Happy To Help e lo vedo: faccio un timido cenno al povero uomo che si trova al banco informazioni e lui si avvicina.

Non l’avessi mai fatto. 

Il tipo mi guarda.

Poi guarda la cassa.

Io lo guardo.

Silenzio.

Gli dico che la cassa è bloccata, non funziona, l’ho trovata così (metti caso lo schermo che sta mostrando la schermata anomala non sia già un segno evidente).

Mi guarda.

Io lo guardo.

Guardiamo la cassa.

Lui in mano ha la card che potrebbe risolvere la situazione, ma non fa una mossa: la cassa è lì che lo attende, bloccata ed inutile.

Comincio a dubitare del mio Inglese; mi ripeto in testa la frase più volte, ma mi pare di non aver parlato aramaico antico. Forse ho parlato in Italiano? No, impossibile, appena esco entro in modalità Dizionario Monolingua, tanto che pure qualche mio connazionale per strada mi scambia per straniera.

Sudo freddo. 

Credo che il tempo si sia fermato intorno a me, si è aperto uno squarcio temporale intorno quella maledetta cassa, non tornerò mai più a casa; siamo delle statue viventi, metteranno delle transenne e ci chiameranno opera d’arte al supermercato. 

Do un colpo di tosse e ripeto che la cassa è bloccata e non so cosa fare.

Prego che il tizio si muova, perché mi sto preoccupando per la sua salute.

Conto fino a 3.

“Oh, okay,” fa lui, prendendo improvvisamente vita; passa la sua tessera sul lettore del codice a barre e la cassa funziona.

Sento i cori angelici.

Lo ringrazio e scansiono tutta la spesa, imbusto, pago e me ne vado.

Seduta sul bus del ritorno, controllo sul cellulare come si dice “non funziona” in inglese pure se lo so perché sono paranoica ed è it doesn’t work, che poi va bene anche it’s not working, il senso è sempre quello, su.

Bah, chissà.

A volte è meglio andare dai cassieri in carne ed ossa.